Gli strati magnetici elettrodeposti in lega cobalto-platino, l’elettrodeposizione dei metalli e il parametro normalità inerzia, l’impulso secondario di corrente, il meccanismo chimico di deposizione dei film di nichel-fosforo autocatalitico,…questi erano alcuni dei cavalli di battaglia, le “fissazioni” del Cavallotti.
Era ben nota la sua fantasiosa capacità di vedere un picco in un diffrattogramma o un qualcosa di invisibile in una immagine al microscopio, anche laddove c’era solo rumore di fondo.
Le cosiddette “quantità cavallottiane”. Ma talvolta aveva ragione.
“Professore, nella micrografia SEM non si vede nulla”
“No, guarda bene si vede che ci sono delle micro-nanostrutture che secondo me sono i cristalli di cobalto che crescono verticalmente”
“Professore, forse guardando con molta intensità e acuendo lo sforzo visivo….boh, forse si”.
Era già nanotecnologico prima ancora che questa parola venisse inventata.
Per questo motivo, per la convinzione che il “picco c’è”, ha sempre lavorato tenacemente lungo il filo conduttore delle proprie convinzioni scientifiche.
Non sono nessuno per dirlo, ma Cavallotti era un vero ricercatore, un elettrochimico dei metalli. Come lo è stato Piontelli, il padre scientifico di Pedeferri, Mazza, Cavallotti ed altri chimico-fisici ed elettrochimici del dipartimento (allora l'Istituto di Elettrochimica, Chimica Fisica e Metallurgia, poi Dipartimento di Chimica Fisica Applicata). Bei nomi! Mi mancano perché, da giovane apprendista del mestiere, quando avevo un dubbio andavo a chiedere consiglio e, per mia ignoranza, me ne uscivo con l’evanescente sensazione che mi avessero detto qualcosa di utile. Mi piaceva.
Cavallotti era un ricercatore con la mentalità del giovane ragazzo che vuole scoprire le cose. Cultura calvinista del lavoro, di Cavallotti non riuscivi ad afferrare completamente le idee, che condivideva ma in maniera non completamente chiara, un pò perché erano in divenire nella sua stessa testa e soprattutto perché ci dovevi arrivare tu con sforzo cirenaico.
Cavallotti non era uno che si imponeva. Cavallotti è succeduto parecchi anni fa ad un certo Bertorelle a capo di una associazione galvanica. Bertorelle è autore di due libroni che tutti i galvanici italiani conoscono e usano come ricettario del mestiere. Spettacolare l’incontro con un simpatico industriale galvanico che venne in dipartimento per chiedere un parere, esordendo “Buongiorno professor Bertorelle, sono venuto da lei per chiedere un parere” e Cavallotti che ci guarda e fa una smorfia. “Ci siamo detti in azienda, ma perché non andiamo dal professor Bertorelle a chiedere…” e Cavallotti che se la ride sotto i baffi, ed al termine “Grazie professor Bertorelle del parere tecnico” e Cavallotti salutandolo “Arrivederci, ma io sono Cavallotti, Bertorelle è morto diversi anni fa”. Per noi presenti fu una impresa non ridere a crepapelle.
Su molte cose non avevo sintonia con il Cavallotti. Una questione di idee e di carattere.
Ma comunque, dopotutto, grazie Cavallotti!
Massimiliano